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Partendo dal parallelismo tra l'adolescenza e il "nonluogo", introdotto da Marc Augé, il saggio si sviluppa attraverso un'analisi di cosa sia, di fatto, l'adolescenza, età di "transito" per definizione. Adolescenza una, nessuna e centomila. Evocata e invocata, ma freudianamente negata quando l'età senile viene definita "terza età" e non "quarta età" come sarebbe ragionevole se l'adolescenza avesse uno spazio tutto per sé. E quindi - per chiudere il cerchio - Adolescenza nonluogo, che per troppe dimensioni non ne ha nessuna: una sorta di calligramma che prende forma solo attraverso la narrazione, per altro estremamente mutevole, che se ne fa. In questo contesto la nostra società riserva all'adolescenza "troppo" o "troppo poco" (spesso sbagliando clamorosamente il "dosaggio") essenzialmente perché non la conosce, non essendo in grado di entrare in relazione con essa. Relazione che, lasciandosi sedurre da una suggestione derivata dalla fisica quantistica, è forse impossibile instaurare. Il libro ha un epilogo dedicato all'adolescenza negli anni del Covid, ovvero all'impatto che la pandemia sta avendo sulla vita degli adolescenti.